Come possono stare nella stessa frase due parole tanto diverse? Prima ancora di iniziare è doveroso fare una precisazione: non sto parlando di ansia “quella vera” che è uno stato psichico oggetto di studio e cura da parte della psicologia. Non sto usando la parola “ansia” in senso clinico, bensì nel senso del linguaggio comune: così come a volte si dice “sono depressa” per dire che siamo giù di morale o tristi pur sapendo bene che invece la depressione è un disturbo profondo, specifico e fuori dal confine della mia competenza. Sto parlando di quella sensazione che i miei figli hanno ribattezzato (secondo me in modo molto efficace) ”ansietta”: quella agitazione mescolata ad altre emozioni che ti accorcia un po’ il respiro, ti chiude la bocca dello stomaco, che un po’ ti fa sudare, ma hai le mani fredde gelate e un po’ ti fa correre in bagno o che ti viene il cerchio alla testa. Siamo in quell’ambito lì, capito, vero? Ebbene, da qui parte la mia storia di oggi: giovedì mattina avevo l’”ansietta”, mi sono svegliata preoccupata, nervosa, con la testa che faceva un po’ male e senza la voglia di fare colazione (che è il mio pasto preferito!!) Cosa mi stava succedendo? I miei due figli più grandi sarebbero partiti nel pomeriggio per raggiungere una famiglia di cari amici e trascorrere qualche giorno con loro. Per fare questo avrebbero preso un aereo. Eccolo lì! Eccolo lo spillo che avevo dentro e pizzicava .. sapete quando comprate una maglietta nuova e non tagliate bene l’etichetta e continua a graffiare la pelle? Ecco, ci siamo capite… Ero davvero felice del programma dei miei ragazzi, avrebbero rivisto dopo quasi un anno i loro amici, avrebbero visitato la loro meravigliosa città e avrebbero trascorso del tempo divertendosi. E allora perché stavo così? Cosa mi preoccupava tanto? Il fatto che andassero in un luogo che non conoscevano e che ci andassero in aereo o il fatto che non erano in casa con me sotto il mio sempre vigile controllo di mamma? Senza fatica, la risposta era lampante! Avevo l’ansietta perché sarebbero stati fuori casa tre giorni e fuori dal mio controllo quasi 72 ore…. Ok… e perché è tanto importante farsi questa domanda tanto da scriverci un articolo per il mio BLOGATA? Perché è importante indagare la causa dell’ansietta? Ne parlavo durante un colloquio di counseling con una mamma che sta facendo il suo percorso con me proprio in questi mesi: è importante perché se ci raccontiamo che siamo in ansia perché pensiamo che prendere un aereo sia pericoloso, non permetteremo ai nostri figli di volare (precludendo loro un mare di meravigliose esperienze) e diremo a noi stesse che li abbiamo protetti da un pericolo. Ma non è vero!!! abbiamo manipolato la realtà, allo scopo di soddisfare il nostro bisogno di averli sotto controllo risparmiandoci le preoccupazioni e la nostra “cara” ansietta. Capite come è diverso? Essere consapevoli di quali convinzioni supportano le nostre azioni è molto importante; in questo caso la mia convinzione era: se i miei figli sono sotto il mio controllo, non succederà loro niente di male. Ma la stavo “camuffando” in : l’aereo è un mezzo di trasporto pericoloso. Questo mi consente di non farli andare via e io sto tranquilla. Capite l’inganno che facciamo a noi stesse? E cosa ci inventeremo alla loro prossima (legittima) richiesta di vivere un’esperienza che li faccia crescere e di conseguenza allontanare ancora un po’ da noi? Non è forse meglio imparare a guardare in faccia il vero problema? Insomma, direte, e dopo che hai capito il vero motivo per cui eri agitata, l’ansietta è sparita? Ahimè...No!! E questa è la fase 2, ora ci arrivo. Dopo che giovedì ho fatto chiarezza con me stessa, stavo esattamente come prima e stavo per adottare il mio solito sistema (fallimentare) che prevede: non ci penso e vado avanti come se nulla fosse. Sarebbe stato il solito disastro e non avrei pensato ad altro, ma mi sarei via via sempre più caricata di preoccupazione e vederli partire sarebbe stato una vera e propria tortura. Infatti se vi dico: “non pensate ad una farfalla” a cosa pensate? Ad una farfalla, appunto! Mi sono venute in soccorso due (ignare) amiche che non vedevo da tanto e che mi hanno invitato a bere un caffè con loro. C’era il sole, loro due raccontavano, io ascoltavo e mi beavo del sole e delle loro parole. Una diceva che aveva scoperto che fermarsi ad osservare un determinato quadro in una pinacoteca vicino a casa, la rende tranquilla e le placa i pensieri sempre di corsa. L’altra diceva di aver scoperto di come sia ampio il concetto di bellezza, che era per lei solo legato ad una certa forma fisica e che invece, con il tempo, ha capito essere in moltissime forme diverse. Trova la bellezza nell’architettura, nel cibo, in alcuni gesti e in alcune parole; bellezza nella diversità, nell’essere generosi, la capacità di essere grati alla vita, bellezza nell’arte, nella musica e anche nella logica precisa della matematica (quella bellezza lì a me sfugge, ma è ovviamente un mio limite) Così ho trascorso del tempo, rilassandomi e godendo della compagnia delle mie amiche e non pensando a tutto quello che fino a poco prima mi riempiva la mente. Questo è uno dei modi di arginare l’ansietta: dedicarsi del tempo di qualità in buona compagnia. Ce ne sono tanti, alcuni efficaci per me e non per altri e viceversa. Si tratta di provare, sperimentare, mettersi in gioco… si tratta di evolvere. In fondo sappiamo tutte che è folle fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi, no? Quindi cerchare di capire quale è la vera ragione che ci procura un certo stato emotivo è il primo passo e il secondo è trovare strategie per vivere nel modo migliore quella emozione, con onestà verso se stesse e una sempre maggiore consapevolezza. Questa è una delle funzioni del percorso di online counseling di AGATA! Quindi, se quello che ho scritto in qualche maniera ti risuona, contattami e forse scopriremo che possiamo fare insieme un importante passo in avanti.