IMBOTTIGLIATRICI DI EMOZIONI

Aspettativa: chiave nella serratura, si apre la porta… finalmente a casa dopo una lunghissima giornata fuori. In mente avete solo di togliervi le scarpe, buttare la borsa e la giacca e sgranocchiare qualcosa sul divano ascoltando musica e il profumo di una candela accesa….

Realtà: chiave nella serratura, si apre la porta… finalmente a casa dopo una lunghissima giornata fuori e AIAHHH calpestate un pezzo Lego appuntito, di quelli che quando li cerchi ci puoi passare ore, ma che quando non li cerchi ti si conficcano sotto il tallone!!

Il vostro bimbo ha lasciato tutte le costruzioni sul tappeto davanti al divano (sì, lo stesso su cui vi sareste sdraiate ascoltando musica tanto volentieri ecc..ecc.)

Sale un urlo in gola: “Accidenti! Quante volte ho detto che dopo aver giocato, bisogna mettere a postoooo?”

Ma poi la mamma moderna che è in te, quella consapevole che il tempo di qualità è prezioso, quella che fa di tutto perché il suo bimbo si senta libero sempre di esprimersi anche attraverso i Lego, ecco quella parte lì di te dice: “Va tutto bene, ho avuto una giornata dura e non è colpa del mio meraviglioso bambino” e sfoderando un sorriso dolce, lo chiami con voce altrettanto dolce invitandolo a raggiungerti per un bacio e un abbraccio forte forte.


Quante volte è successo di avere bisogno di un momento di calma, ma di ritrovarsi nel caos e anziché sbottare ci siamo controllate e ci siamo dette: “Va tutto bene” respirando profondamente per calmarci?

Brave,” ci siamo dette…. Brave IMBOTTIGLIATRICI, aggiungo io.


Procediamo per gradi: sto rileggendo “Agilità Emotiva” di Susan David perché sto cercando ispirazioni per un intervento di formazione in aula sulla gestione delle emozioni; sono incappata nei cosiddetti imbottigliatori e mi siete inevitabilmente venute in mente, care mamme di AGATA.

Quante volte capita di mettere da parte le nostre emozioni e andare avanti come se nulla fosse!

Imbottigliamo le emozioni e lo facciamo per il quieto vivere, lo facciamo per dare il buon esempio, lo facciamo per non appesantire una situazione, lo facciamo perché sappiamo farlo e perché l’abbiamo fatto altre mille volte.

Imbottigliamo le nostre emozioni indesiderate allontanandole perché sono scomode e ci distraggono dalle mille cose che dobbiamo fare e poi perché pensiamo che, se non appariremo brillanti e allegre, tutti penseranno che siamo deboli e lagnose e chi ci sta vicino avrà voglia di andarsene altrove.


Così ci dedichiamo ai figli, alla casa, al partner dicendoci che presto verrà il nostro momento, ma non ora e che bisogna tenere duro ancora un po’.

Vero? Attenzione però perché questo atteggiamento nasconde più di una insidia.


Ignorando le nostre emozioni (imbottigliandole) non giungeremo mai a comprendere la ragione per cui soffriamo o gioiamo.

Inoltre le ragioni più profonde rimarranno inesplorate e la possibilità di conoscerle si allontaneranno sempre più.

Siamo così focalizzate sul fatto di “essere brave mamme” che non entriamo più in contatto con le nostre emozioni per il timore (terrore?) di non sapere come farvi fronte.

Oppure, da brave imbottigliatrici, ci imponiamo di “pensare positivo” per allontanare dalla nostra mente i pensieri negativi.


Tutte sappiamo però che minimizzare un problema oppure ignorarlo produce un solo risultato: amplificarlo.

Quindi facciamo un sacco di fatica, oltretutto inutile!


Quando siamo tanto impegnate ad imbottigliare le nostre emozioni allo scopo di averne il controllo, quello che molto probabilmente succede è che ne perdiamo il controllo totalmente.

Anche se facciamo finta di niente, sappiamo bene che quelle emozioni che cerchiamo di tenere a bada dicendoci “vai avanti” o “pensa positivo” sembrano momentaneamente svanire, ma invece sopravvivono, magari sottopelle.

Restano latenti a lungo fino ad un giorno in cui, senza un apparente motivo, scattiamo come molle, perdiamo la pazienza, gridiamo furiose, ci sfoghiamo, salvo poi pentirci immediatamente per la reazione eccessiva rispetto alla situazione che l’ha scatenata.


E allora cosa possiamo fare per evitare uno scenario tanto negativo?

Torniamo alla scena iniziale, quella del Lego sotto al tallone e anziché fare finta di niente e sfoderare sorrisi e vocine dolci, potremmo sederci sul nostro tanto agognato divano, ripercorrere la giornata difficile che abbiamo vissuto e scoprire che la rabbia che proviamo non ha niente a che vedere con le costruzioni e il nostro bimbo, bensì che la nostra frustrazione nasce dal fatto che la persona con cui abbiamo trascorso il tempo oggi è per noi tossica.

Fatto chiarezza sulle vere cause delle nostre emozioni, allora sì che avremo davvero voglia di abbracciare il nostro bimbo e stare un po’ di tempo con lui e le sue costruzioni, sapendo che il problema è altrove e che andrà affrontato presto, ma non ora.


La stanza tornerà magicamente in ordine e voi vi sentirete meno stanche? No

Ma avrete fatto un primo passo importante verso il riconoscimento di ciò che provate e verso la consapevolezza di quanto potere abbiamo.

E’ un piccolo passo nella direzione giusta, che vi porta a riconoscere la causa del vostro stato d’animo ed è un passo verso la capacità di comprendere la forza positiva delle emozioni, anche quando ci sembra che di positivo non abbiano nulla… come un Lego appuntito sotto al tallone alla fine di una lunga giornata.

Di questo ci occupiamo nel percorso di counseling: di fare ordine nei pensieri, di dare un nome alle emozioni, prendendoci amorevolmente cura di noi stesse per essere donne consapevoli e felici.